L’Internet delle cose fa sì che i nostri televisori da salotto possono essere impunemente utilizzati per riprenderci nell’intimità: ecco toccati gli estremi confini della Società del Grande Fratello.
L’immagine del Grande Fratello ha ispirato grandi registi (Orwell) e grandi film (1984) poi c’è chi ci ha scherzato sopra definendo Grande Sorella la TV ma forse ora c’è poco da scherzare se si legge con attenzione le avvertenze in piccolo contenute nelle pagine informative delle Smart Tv che stanno invadendo i nostri salotti: i produttori si dichiarano liberi di utilizzare a proprio piacimento le informazioni su “come interagite con i contenuti” avvertendo che “se le vostre parole pronunciate includono informazioni personali o altre informazioni sensibili, tali informazioni faranno parte dei dati catturati e trasmessi a terzi tramite il vostro uso del Riconoscimento Vocale“. E le immagini? Il mio me e il mio faccione spaparanzato sul divano di casa mentre mi gusto un filmettino magari piccante o una commedia tutta da ridere? (non dimentichiamoci che le smart TV sono sempre più dotate comunemente anche di videocamere non fosse altro per le connessioni alle varie consolle di videogiochi…).
L’Internet delle cose è oramai intorno a noi – magari con scarsa consapevolezza diffusa- e come cerca di dimostrare l’apposito motore di ricerca Shodan la proliferazione dei dispositivi comunicativi nella nostra società e nelle nostre case non sempre si accompagna a delle adeguate policy di sicurezza con buona pace della Privacy che fu.